Oggi presentiamo il libro di Carmine De Mizio, “Il filo rosso” pubblicato dalla 0111 Edizioni il 30 aprile 2020 e Finalista alla Seconda Edizione del Premio “1 Giallo x 1000”.

Trama del libro: La tranquillità di un piccolo borgo toscano viene improvvisamente turbata quando due archeologi dell’università decidono di iniziare uno scavo che subito suscita l’interesse di un gruppo di tombaroli. Le indagini portano un abile maresciallo dei Carabinieri ad assicurare alla giustizia i responsabili materiali dello scavo clandestino in breve tempo, ma dietro queste persone sembra celarsi una ben più potente mente. Risulta però difficile a un maresciallo di provincia trovare prove schiaccianti per smascherare questa organizzazione criminale, arrivando a mettere a repentaglio persino la sua incolumità. La tenacia del maresciallo disturba i malfattori che, sentendosi braccati, si rendono protagonisti di azioni avventate, grazie anche all’omertà di alcune persone ammansite dal denaro o spaventate dalle loro minacce. Si svolgerà una lotta contro il tempo per evitare che le opere finiscano nelle mani di persone spregiudicate e pronte a tutto: si scoprirà che anche la persona più onesta, sincera e devota può trasformarsi in un ladro, un trafficante e finanche un assassino.

Allora Carmine parliamo un po’ del tuo libro, spiegaci com’è nata l’idea per questa storia e svelaci alcune curiosità legate alla trama:

Salve a tutti! È difficile dire con precisione come sia nata la trama di questo romanzo…

Sicuramente l’esperienza personale ha influito molto sulla genesi della storia, perché, come archeologo, spesso (ahimè, forse troppo spesso) mi è capitato di scavare in siti già visitati in precedenza dai tombaroli. E vogliamo parlare di quelle volte in cui ti capita di parlare con qualcuno e questo qualcuno scopre che sei un archeologo? Allora mi trovo davanti a due situazioni molto diverse tra loro: da una parte c’è chi stima e apprezza il tuo lavoro e devo dire, che, fortunatamente, la maggior parte delle persone reagisce in questa maniera. Dall’altra, però, non è raro che qualcuno si diletti nel raccontarmi aneddoti riguardanti nonni, padri, zii e cugini che vagando per i campi hanno “casualmente” ritrovato vasi o monete antiche e se li sono portati a casa: ogni volta è sempre difficile far comprendere a queste persone che ciò che raccontano è a tutti gli effetti un reato punito dalla legge, oltre che uno spregio fatto al bene pubblico.

Devo dire, comunque, che in questo racconto ho cercato di inserire anche esperienze positive, tentando di comunicare sia in cosa consista realmente, a dispetto delle convinzioni popolari, il lavoro dell’archeologo, sia tutta la passione e l’impegno che io e i miei colleghi mettiamo nelle nostre ricerche.

Hai dovuto lavorare molto per scriverlo, fare ricerche o informarti per questioni più tecniche?

A essere sincero scrivere “Il filo rosso” non mi è costato tanta fatica, anzi ho come l’impressione che il racconto fosse già nascosto da qualche parte nella mia testa e non aspettasse altro che di essere messo nero su bianco sul foglio.

Spiegaci meglio nella tua storia quanto c’è di vero e quanto è frutto della fantasia?

Come ho già detto, avendo pescato nel bagaglio delle mie esperienze, molte situazioni erano “già pronte”, così come le ambientazioni, che per la maggior parte si ispirano a luoghi reali. In particolare mi è piaciuto molto cimentarmi nella descrizione di luoghi a me cari, infatti il lettore potrà riconoscere la campagna toscana, teatro di gran parte delle mie esperienze di scavo, luoghi e monumenti, ispirati a quelli di Benevento, mia città natale, o a quelli di alcuni posti che mi sono rimasti impressi. Ovviamente, però, la maggior parte degli eventi e dei personaggi sono frutto della mia immaginazione.

L’idea del titolo com’è nata?

Quelle del titolo sono state a tutti gli effetti le ultime tre parole che ho scritto di tutto il romanzo. Durante tutte le settimane in cui ho steso il testo non mi ero mai interrogato sul titolo che avrebbe avuto e mi sono ritrovato alla fine senza essere riuscito a risolvere questo dilemma. Fortunatamente, consultandomi con chi aveva già letto in anticipo la storia, ci siamo accorti che il titolo era lì che mi guardava tra le righe, in quanto tutte le vicende sono legate tra loro da un filo rosso che tiene insieme inconsapevolmente anche tutti i personaggi.

Raccontaci in breve qualcosa di te, chi è Carmine nel quotidiano?

Come credo si sia capito, sono uno studente di archeologia dell’università di Pisa in procinto di conseguire la laurea magistrale. Mi occupo da sempre di Etruschi e partecipo a numerosi scavi e ricerche in quest’ambito, anche grazie al mio gruppo di studio che è sempre molto attivo.

Mi piace tanto viaggiare e intendo il viaggio non unicamente come relax, ma anche come occasione per conoscere usi, costumi, persone e soprattutto la storia dei luoghi. Non a caso, e chi viaggia con me lo sa bene, gran parte del tempo di una vacanza lo trascorro tra monumenti, musei e parchi archeologici. Mi resta ancora, però, tantissimo da vedere!

Per quanto riguarda il tuo rapporto con la lettura che ci dici? Hai avuto qualche autore di riferimento nello scrivere questo romanzo?

Sono a tutti gli effetti un divoratore di libri. Leggo tanto, tantissimo e leggo di tutto, con una naturale predisposizione per i grandi classici della letteratura.

Sinceramente sento di poter escludere una qualche influenza, soprattutto perché leggendo quasi unicamente grandi autori mi sembrerebbe un tantino pretenzioso, non trovi?

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Ringraziamo Carmine per essere stato con noi e averci presentato il suo libro “Il filo rosso.

Per leggere un’anteprima del libro “Il filo rosso” clicca qui sotto.

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